venerdì 16 marzo 2012

Petrolio sversato in Basilicata. Non la prima volta, non l'ultima

L'allarme lo hanno lanciato alcuni agricoltori, che da giorni avvertivano una forte puzza di petrolio. Il greggio espone al rischio di contaminazione le falde acquifere, anche se Regione ed Eni sembrano tranquillizzare e minimizzare l’accaduto. Solo “una piccola fuoriuscita di petrolio” dichiarano subito i tecnici del Dipartimento ambiente della Regione Basilicata. A ruota la presa di posizione della multinazionale di San Donato Milanese: “l'area circostante è caratterizzata da una composizione del terreno limo-argilloso che ha evitato l'interessamento delle falde acquifere”. Ma è proprio dalla Conferenza di servizi indetta ieri mattina, presso il Comune di Bernalda -alla presenza di tecnici e rappresentanti regionali, Corpo Forestale dello Stato, Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, Prefettura e Provincia di Matera ed Eni- che arriva una mezza smentita, prefigurando una situazione ben più grave del previsto: “L'area interessata è di circa un ettaro”.
Quindi, 10 mila metri quadrati contaminati da petrolio.
Un campo da calcio a 11 regolamentare. Intanto, mentre nell’area incidentata sono in corso lavori di recupero del greggio, nonché le operazioni di bonifica dei terreni interessati dallo sversamento, gli attivisti dell’Organizzazione lucana ambientalista e del Movimento NoScorie Trisaia attaccano. “Non c’è alcun dubbio che quello accaduto a Bernalda non è un semplice guasto, ma è un incidente di una certa rilevanza che ha riguardato gli impianti di regolazione e le stesse condutture da 20 pollici, in via di sostituzione dopo l’incidente all’oleodotto. Chiediamo che vengano quantificati i danni con immediati risarcimenti nei confronti degli agricoltori e dell’intera comunità”. L’oleodotto Eni Viggiano-Taranto -nel 2002 al centro di un’inchiesta giudiziaria per appalti irregolari e tangenti, che portò all’arresto di 17 persone -è in esercizio da quasi dieci anni. Il suo interramento fu deciso dalle amministrazioni locali al fine di mitigare l’impatto visivo di un’opera che attraversa località interessate da dissesto idrogeologico, aree sismiche, corsi d’acqua e campi coltivati.
Ricordiamo che su tutto il territorio lucano sono presenti circa 700 chilometri di oleodotti, gran parte all’interno del perimetro del parco nazionale Appennino Lucano Val d’Agri-Lagonegrese. Perché le infrastrutture petrolifere non si fermano solo alle trivelle e alle piattaforme. Ci sono i tubi collegamento dei 26 pozzi estrattivi della Val d’Agri al centro olio di Viggiano, ai quali potrebbero aggiungersi altri chilometri di oleodotti per il trasporto del greggio da estrarre a Corleto Perticara (50 mila barili al giorno) e dai monti di Marsico/Tramutola (26 mila barili al giorno). Una “ragnatela” fittissima sulla quale andrebbe, certamente, attivato un controllo sistematico e continuativo.

L’incidente del 10 marzo è l’ultimo di una lunga serie. Il 5 aprile 2011, a seguito di una pericolosa emissione di idrogeno solforato dal centro olio di Viggiano, 21 operai di una ditta -la Elbe Sud srl- situata a 150 metri dall’impianto accusarono malori, finendo in ospedale per intossicazione. Ma dal 1996 ad oggi, sono stati oltre 25 gli incidenti, molti dei quali purtroppo non denunciati. Per quelli noti, invece, risultano assenti relazioni ufficiali che dettagliano le cause, la tipologia dell’inquinamento, le sostanze immesse sul suolo, nell’aria, nell’acqua e nei prodotti agricoli e zootecnici esposti a tali sostanze. Gli effetti degli incidenti, così come l’esposizione durante il funzionamento delle attività di produzione, trattamento e trasporto del greggio finiscono così per rappresentare i cosiddetti “effetti collaterali” delle estrazioni petrolifere in Basilicata, tra sviluppo mancato, disoccupazione e minaccia ambientale.

FONTE : ALTRECONOMIA articolo di  Pietro Dommarco - 13 marzo 2012

mercoledì 14 marzo 2012

SANZIONI SALATE PER I LIBRETTI CON IMPORTO OLTRE 1000 EURO


Entro il 31 marzo 2012 i possessori di libretti al portatore, bancari e/o postali, di importo superiore a 1.000,00 euro, devono estinguerli o riportare il saldo sotto i mille euro o trasformarli in depositi nominativi.

La sanzione in caso di infrazione è compresa tra il 10 e il 20 per cento del saldo; percentuale raddoppiata in caso di saldo superiore a 50.000 euro. In caso di saldo inferiore a 3.000,00 la sanzione è pari al saldo del libretto.

Si ricorda che fin dal 30 aprile 2008 il possessore di libretto al portatore che intende trasferirlo deve comunicare alla banca o alle poste i dati e l’accettazione del cessionario e la data del trasferimento. Le sanzioni sono come quelle sopra descritte.

FALSI RIMBORSI FISCALI


L’Agenzia delle Entrate in una nota avverte che la mail con il logo dell' Agenzie delle Entrate e con la dicitura “Notifica di rimborsi fiscali” è FALSA! Si tratta di un vera e propria truffa ai danni dei contribuenti, un tentativo di “phishing” per ottenere illecitamente dati personali. Infatti Il testo della mail invita a scaricare e compilare un modulo per richiedere un rimborso, riportando anche tutti i dati della carta di credito.

Il consiglio è di ELIMINARE LA MAIL E DI NON APRIRE L’ALLEGATO, perché potenzialmente pericoloso.

L’Agenzia delle Entrate ricorda che per chiedere un rimborso l’iter da seguire è il seguente:

  • andare sul sito internet www.agenziaentrate.gov.it - cosa devi fare – richiedere – rimborsi. Il rimborso verrà poi accreditato sul conto corrente.

In nessun caso l’Agenzia delle Entrate richiede informazioni sulle carte di credito!

domenica 4 marzo 2012

NO AL PETROLIO NEL VALLO DI DIANO

ASSOCIAZIONE SICUREZZA CONSUMATORI
AS.SI.CON.


L’Associazione Sicurezza Consumatori ribadisce le ragioni contrarie al progetto di trivellazioni petrolifere proposto dalla SHELL Italia spa :

1.      Dallo studio statistico relativo alle imprese per settore, elaborato dall’Associazione Sicurezza Consumatori su dati ISTAT, Contabilità Nazionale e Ministero dell’Economia e Finanze, emerge un quadro economico del Vallo di Diano basato sul commercio e l’agricoltura con una vocazione turistica e agri-turistica. L’aspetto economico agricolo-commerciale del Vallo di Diano non può conciliarsi con le attività estrattive che la SHELL spa ha intenzione di effettuare.

2.      Le acque sorgive del Vallo di Diano per la particolare struttura geologica, evidenziata da recenti studi, hanno un importanza strategica in quanto insostituibili, pertanto l’utilizzazione delle acque sorgive e la loro preservazione dall’inquinamento è essenziale per l’assetto socio-economico del Vallo di Diano, basti pensare a cosa potrebbe accadere ad un importante azienda di imbottigliamento dell’acqua che opera nel Comune di Montesano sulla Marcellana e che impiega ben 150 lavoratori, se le falde acquifere fossero inutilizzabili.
3.      La normativa italiana in materia di gestione dei rifiuti derivanti da attività estrattive non si è ancora adeguata alla Direttiva europea 2006/21/CE, i settori non ancora adeguati alle prescrizioni europee sono: l’informazione al pubblico,il trattamento dei vuoti di miniera, la manutenzione successiva alla chiusura degli impianti, la corretta gestione dei depositi di rifiuti inerti, pericolosi e quelli provenienti dall’estrazione petrolifera di terra. Pertanto il mancato adeguamento alla Direttiva europea non garantisce dallo smaltimento incontrollato sul suolo, sottosuolo ed acque dei rifiuti derivanti dall’attività estrattiva che la SHELL spa intende realizzare.

L’Associazione Sicurezza Consumatori esprime infine soddisfazione per il documento unitario formulato dai Sindaci degli otto comuni interessati nella riunione tenutasi il 23/02/2012, i quali con coraggio si stanno opponendo  con un chiaro “NO AL PETROLIO”.


IL PRESIDENTE
Avv. Antonio Domenico Ferrante

IL PRESIDENTE AGGIUNTO
Gianfrancesco Caputo