domenica 23 giugno 2013

BUCHE STRADALI - IL COMUNE E' RESPONSABILE

E’ ormai chiaro che il Comune sia responsabile ai sensi dell’art. 2051 c.c. per i danni subiti dagli utenti dei beni demaniali.
Il Comune è considerato 'custode' della strada ed in quanto tale oggettivamente responsabile del danno creato all’utente dalla strada stessa, salvo che provi il caso fortuito. Ne deriva una conseguenza vantaggiosissima per il danneggiato che, per vedersi accordare un risarcimento, dovrà provare unicamente il danno fisico subìto e che esso si è verificato a causa della cattiva manutenzione della strada.

Sempre più spesso ci si trova a fare i conti con il problema degli incidenti causati dalla pessima manutenzione delle strade urbane (presenza di buche, strade e marciapiedi sconnessi, tombini rialzati, etc.) e così non c’è pace per pedoni, automobilisti e, soprattutto, per i conducenti di moto e scooter, sicuramente i più esposti al rischio di procurarsi serie lesioni fisiche in caso di sinistro.

In caso di incidente il malcapitato può dunque intraprendere la strada del risarcimento nei confronti dell’ente comunale, seguendo questa procedura:

•    chiedendo l’immediato intervento della Polizia Municipale, della Polizia Stradale o dei Carabinieri, così da far rilevare sul posto le condizioni della strada e verbalizzare, nell’immediatezza del fatto, l’esistenza della buca, della strada sconnessa, etc.;

•    scattando -se possibile- alcune foto dei luoghi prima che il Comune segnali alle ditte responsabili della manutenzione di riparare il danno;

•    coinvolgendo testimoni che abbiano assistito all’evento;

•    nel caso di lesioni fisiche recarsi immediatamente al Pronto Soccorso.

I consulenti legali dell’Associazione Sicurezza Consumatori sono a disposizione per una valutazione gratuita della posizione

sabato 15 giugno 2013

Question Time, Donato Pica invita la Giunta ad intensificare l’azione a difesa del Tribunale di Sala Consilina.

Question Time, Donato Pica invita la Giunta ad intensificare l’azione a  difesa del Tribunale di Sala Consilina.

Il Consigliere Regionale Donato Pica ha presentato , nel corso dei lavori del  “Question Time che si è svolto nell’aula del Consiglio Regionale, un ‘interrogazione a risposta immediata per  conoscere, le motivazioni in base alle quali la Regione non abbia ritenuto di dover intraprendere tutte le possibili azioni di contrasto, a difesa delle strutture giudiziarie campane soppresse dal decreto legislativo 155 del 2012.  
Nel corso del suo intervento Donato Pica ha ripercorso tutte le iniziative intraprese nel corso dell’ultimo anno , dalla Proposta di Legge presentata in consiglio alle diverse interrogazioni ,  per scongiurare la chiusura del Tribunale di Sala Consilina e   ha  parlato di un provvedimento  estremamente penalizzante per tutta la Regione Campania, in quanto, oltre ai tanti Giudici di Pace, comporta la soppressione di molte strutture periferiche e sedi distaccate.
“ Trattandosi di ridimensionamenti generalizzati – ha dichiarato Donato Pica- a  danno delle comunità locali e delle specifiche esigenze di giustizia dei nostri territori, non si comprende l’assoluto silenzio nella vicenda da parte della Regione Campania che ha ritenuto  non opportuna la costituzione dinanzi alla Corte Costituzionale.
Successivamente l’Assessore Regionale, Severino Nappi,  ha confermato che la Regione Campania, con l’attuazione dei primi provvedimenti, ha già impugnato, innanzi al Tar, sollevando questioni di illegittimità costituzionale, il provvedimento a cui ha fatto riferimento l’onorevole Pica, proprio perché esso lede i diritti alla giustizia e crea una serie di disfunzioni.
Pica nel corso della contro replica ha chiesto all’Assessore di avere un riscontro  di quanto aveva affermato circa l’inserimento della Regione Campania nei procedimenti in atto dinanzi al Tar e alla Corte Costituzionale e ha , inoltre, suggerito  un’intensificazione dell’azione a livello nazionale.
Credo- ha concluso Donato Pica-  che ci siano ancora le condizioni per poter ottenere una modifica del precedente provvedimento, però è necessaria un’azione che sia incisiva e pressante perché ho notizie che nelle prossime settimane si deciderà su questo argomento “.

Chiusura Ospedale di Acropoli, Pica: Duro colpo per il Cilento

Non si comprende il silenzio dei Consiglieri Regionali del Centro –Destra eletti in provincia di Salerno.

La Chiusura dell’Ospedale di Agropoli, da parte del Manager dell’Asl, rappresenta un duro colpo per la città di Agropoli e per l’intero territorio Cilentano.
“E’ davvero assurdo – afferma Donato Pica- che un provvedimento di una tale gravità venga assunto appena prima dell’avvio della stagione estiva quando la popolazione dell’intero comprensorio aumenterà sensibilmente sfiorando le 500 mila presenze.
La decisione di riconvertire il nosocomio agropolese in PSAUT rappresenta un atto contrario a tutta la programmazione regionale vigente e cioè al decreto 49/2010, che prevedeva la trasformazione dello stesso in un centro ambulatoriale ad indirizzo oncologico ed in una struttura residenziale per cure palliative (Hospice), e al decreto 73 /2011 che lo inglobava nell’istituendo Ospedale Unico della Piana del Sele.
La modalità del servizio reso dal Psaut sono in pratica equiparabili a quelle di una guardia medica allargata non essendo possibili né il ricovero e né l’effettuazione di indagini strumentali e spesso, nel mentre si verificano le condizioni del paziente, potrebbe perdersi del tempo prezioso ai fini del trasporto in ambulanza presso la struttura designata.
Occorre- continua Pica- tenere conto dei tempi di percorrenza verso gli altri presidi ospedalieri, atteso che la Strada Cilentana versa in pessime condizioni ed è continuamente interessata da fenomeni di dissesto idrogeologico.  
Ancora una volta la Provincia di Salerno e il territorio Cilentano vengono danneggiati dalle scelte del governo regionale .
Non comprendo- conclude Donato Pica- il silenzio dei consiglieri regionali del centro-destra che dovrebbero schierarsi al fianco della città di Agropoli e invitare il proprio presidente e il manager a rivedere la chiusura del presidio di Agropoli “ .

mercoledì 12 giugno 2013

PRESTAZIONI DEI PROFESSIONISTI: OBBLIGATORIO IL PREVENTIVO DI SPESA

Mai più sorprese al momento del  pagamento delle prestazioni fornite da un professionista iscritto all’Albo, sia esso avvocato, notaio, architetto, commercialista, ecc.. Dal decreto “Cresci Italia”, infatti, è scaturito l’obbligo per i professionisti di rilasciare un preventivo di spesa al consumatore.

Il preventivo deve essere redatto in forma scritta e sottoscritto sia dal professionista che dal cliente. Esso rappresenta in tutto e per tutto un contratto vero e proprio.

Il professionista deve anche far presente al consumatore tutte le possibili implicazioni relative al caso ed indicare per quanto possibile i possibili oneri fino alla conclusione dell’iter e i dati della polizza assicurativa da lui sottoscritta per gli eventuali danni provocati nell'esercizio della sua attività professionale.

Nel caso di interventi imprevisti, il professionista deve subito informare il cliente. Se non lo fa, non potrà chiedere di modificare il compenso pattuito all’atto della stipula del preventivo.
Il decreto “Cresci Italia” non fa riferimento ai rapporti iniziati prima della sua entrata in vigore.

AS.SI.CON. fa presente che non si può più contestare una parcella sulla scorta delle tariffe minime, perché queste ultime sono state abolite.

L’unica via per dirimere quindi la questione può essere una composizione bonaria del contenzioso attraverso la conciliazione

NO AL MUTUO A TASSO USURARIO

La Cassazione ribadisce come stabilire se un mutuo è usurario.
 
Con la Sentenza n. 350 del 2013, la Corte di Cassazione ha confermato un principio in materia di calcolo degli interessi usurari sui mutui, previsto dalla legge e già oggetto di precedenti pronunce.
Accogliendo le istanze di un consumatore la Suprema Corte ha rimesso la questione alla Corte d'Appello che dovrà procedere ad un nuovo esame della controversia con l'istituto bancario.

A guidare i giudici dell'Appello sarà il principio ribadito dalla Cassazione secondo cui per valutare se un mutuo superi o meno il tasso soglia e quindi sia da ritenersi usurario, è necessario calcolare tutte le spese, commissioni ed interessi applicati, compresi quelli moratori.

Il consumatore è tutelato nei confronti della banca nel caso di usura nei mutui, nel momento in cui ottiene una sentenza che accerti e dichiari la nullità della clausola relativa agli interessi nel contratto e sancisce il diritto del consumatore a non dover restituire alcuna somma a titolo di interessi.